E’ universalmente noto che il Governo Meloni abbia un approccio non troppo amichevole nei confronti del tema immigrazione ed è per questo probabilmente che, oltre alle leggi restrittive dei diritti recentemente approvate, negli uffici immigrazione delle Questure vengano adottate prassi illegittime e che conducono a problematiche di ordine sociale sui territori.
Ci riferiamo alla prassi, verificata presso la Questura di Taranto, per cui i richiedenti asilo per poter formalizzare la propria domanda debbano attendere dodici mesi e nel frattempo, oltre a essere soggetti a fermi e rischi di espulsione, sono costretti a permanere sul territorio senza documenti, senza poter accedere ai servizi di accoglienza previsti dalla norma, senza poter accedere neppure ai pochi servizi di accoglienza per i senza tetto e soprattutto, senza poter lavorare.
E’ evidente che questa situazione produca un numero indefinito di persone costrette a vagare sui territori in cerca di un modo di sopravvivere. Non esistono dati ufficiali, in quanto la Questura non ritiene neppure di dover consegnare una ricevuta della richiesta di appuntamento.
Altra prassi in voga verso la popolazione straniera, sempre verificata presso la Questura, è il rigetto di istanze di vario tipo notificato solo verbalmente e quindi non impugnabile, impedendo alle persone di far valere i propri diritti presso le competenti sedi giudiziarie. Un esempio è il rifiuto del rinnovo del permesso di soggiorno dei richiedenti asilo che non abbiano una iscrizione al registro dell’anagrafe, requisito non previsto dalla legge in quanto, appunto, il richiedente asilo che per vari motivi, primo fra tutti il respingimento istituzionale e burocratico, non riesce ad entrare nel circuito dell’accoglienza è impossibilitato a dimostrare.
Ultimo giallo ministeriale che sta interrogando gli operatori in queste settimane riguarda la prosecuzione dei servizi di seconda accoglienza in scadenza al 31 dicembre. Si tratta del finanziamento per il prossimo triennio del servizi SAI e riguardano circa un terzo dei progetti del sistema di accoglienza ordinario, circa diecimila persone (famiglie, donne con minori, donne sole e uomini). Non sono note le decisioni del competente Ministero in merito.
Per quanto riguarda il territorio crediamo che sia urgente ridefinire le relazioni della Questura con l’utenza, eliminando le barriere che ostacolano l’accesso fisico agli uffici, non più giustificabili dall’emergenza COVID ormai conclusa da lungo tempo, e che la Prefettura assuma nuovamente il ruolo di coordinamento che le compete nelle politiche dell’immigrazione.